3 luglio 2012

Recensione "La fine è il mio inizio"

LA FINE E' IL MIO INIZIO


Un film di Jo Baier.
Con: Bruno Ganz, Elio Germano, Erika Pluhar, 
Andrea Osvart, Nicolò Fitz-William Lay.
Drammatico,  durata 98 min. –  Germania/Italia 2011.


Trama

Il grande giornalista e scrittore Tiziano Terzani sta ormai morendo, ed i suoi familiari si riuniscono attorno a lui; specialmente il figlio Folco, con il quale decide di ripercorrere la sua intera appassionante vita in un libro intitolato La fine è il mio inizio.

Note e commenti

Un film senza dubbio introspettivo, in cui Terzani richiama il figlio Folco da New York per intavolare con lui un lungo dialogo a cuore aperto, pieno di confessioni, ricordi, stati d’animo, sensazioni di ogni tipo suscitate dal ripercorrere tutta la sua esistenza con la massima onestà.
Le sue esperienze come giornalista, come essere umano, nei suoi viaggi come corrispondente in Asia, Cina in particolare, i suoi periodi di isolamento e crescita spirituale sull’Himalaya, tutto raccontato con emozione, con nostalgia, con rabbia e disappunto nei confronti della specie umana a causa delle guerre a cui ha assistito; ma anche con la naturalezza che contraddistingueva Terzani.
Così anche il suo prepararsi alla morte imminente a causa del cancro; il giornalista ha voluto riunire a sé i suoi figli, lì a Orsigna, nella sua terra natale che è la Toscana, anche per rassicurarli, per fargli comprendere la sua assoluta tranquillità nei confronti di ciò che lui vede solo come un passaggio, come l’inizio di qualcos’altro. Ed è così che fra riflessioni e sane risate, questa esperienza porta anche alla risoluzione di vecchie tensioni tra padre e figlio; e quest’ultimo, dopo l’iniziale sconvolgimento causato dalla malattia del padre, inizia a comprenderne il punto di vista e a conoscere più a fondo il proprio genitore, le sue scelte, il suo essere, registrando tutto con la massima accuratezza. Alla fine, seguendo le volontà del padre, Folco spargerà le sue ceneri al vento tra i monti della Toscana e pubblicherà il libro dal quale è tratto questo film.
Un lungometraggio particolare, che si differenzia per il modo in cui è girato, preferendo muoversi con delicatezza tra sguardi e silenzi, toccando corde profonde dell’animo umano, piuttosto che abbandonarsi al puro intrattenimento delle grandi produzioni.
Vere e colme di bravura le interpretazioni di Elio Germano e soprattutto di Bruno Ganz nei panni dei protagonisti, che riescono a cogliere tutta l’essenza dei loro personaggi e a trasmettere appieno ciò che avevano da comunicare.


Curiosità

Folco Terzani ha diretto la stesura della sceneggiatura che riprende con precisione i dialoghi principali del libro, ma che si differenzia da questo per alcune aggiunte relative a delle scene tra lui ed il padre: il litigio tra i due, la ripresa della colostomia sul corpo di Terzani, la sosta in paese, la telefonata tra l’editore del libro e Folco, i dialoghi tra quest’ultimo e la madre Angela, la scena in cui Tiziano dà da mangiare ai corvi.

Le poche comparse che appaiono nel film sono tutti membri reali della comunità di Orsigna.

La colonna sonora è di Ludovico Einaudi, composta da suoi brani passati e quindi non originali.


La frase

Io sono stato tante cose, ma alla fine non sono nessuno.